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A Padova con 007, come si riconosce un professionista della sicurezza

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A Padova con 007, come si riconosce un professionista della sicurezza

professionisti della sicurezza: l'indimenticabile 007 Sean ConneryIl crescente aumento di manifestazioni di inciviltà e degrado sociale, l’aumento indiscriminato di fenomeni di microcriminalità, il disagio generale che accompagna il vivere quotidiano hanno fatto si che il settore di mercato della sicurezza, che si poteva definire di nicchia, abbia e stia avendo uno sviluppo ed una evoluzione positiva per gli operatori del settore.

Nonostante le incertezze economiche che il paese attraversa c’è, sicuramente per i motivi suddetti, la tendenza ad investire in quei sistemi che ci consentano di tutelare la famiglia, i beni, il lavoro. La possibilità di avere un impianto di controllo degli accessi, di un impianto antintrusione, antincendio o di video sorveglianza o di un sistema integrato che preveda l’utilizzo di questi sistemi contemporaneamente, è visto ormai dai più come un’esigenza per la propria sicurezza. Cerchiamo di capire come costruire la nostra sicurezza, cioè vediamo di individuare i criteri con cui si deve installare un impianto di allarme e di videosorveglianza e per farlo ci rivolgiamo a Diego De Fecondo, titolare della De Fecondo Impianti Speciali, azienda leader nel settore della sicurezza e della tutela.

Signor De Fecondo, qual è la filosofia da seguire per l’installazione di un sistema di allarme e di videosorveglianza?

Non si può rispondere a questa domanda in due parole. Vedrò comunque di essere chiaro e sintetico: in primo luogo è necessario avere chiaro quali sono le proprie esigenze. Mi spiego meglio: ciò che si deve tutelare deve essere la misura su cui basare le proporzioni dell’impianto, nel senso che la protezione di una “Cinquecento” richiede un servizio mentre la protezione di una “Ferrari” ne richiede un altro (spero che la metafora sia chiara). Nei paesi anglosassoni, negli USA la filosofia del sistema di sicurezza nasce con la nascita dello stabile, con un naturale abbassamento dei costi. Purtroppo da noi non c’è questa cultura: i progettisti, siano essi architetti o ingegneri o chi altro non hanno la formazione e la preparazione culturale per queste cose. Faccio io una domanda: quanti sono i palazzi costruiti con uno o più ascensori ma senza nemmeno un montacarichi, per portare ai piani alti le cose pesanti e/o ingombranti? La risposta la sapete, non c’è cultura per queste cose. Ma queste sono divagazioni. Torniamo al nostro discorso: il principio della proporzione inizia dalla progettazione dell’impianto: esso deve essere un perfetto connubio tra i componenti.

Cosa intende Lei, Signor De Fecondo, per le varie componenti?

Le varie componenti sono: la parte meccanica, la parte elettronica, la struttura dell’ambiente da tutelare e l’esperienza e la professionalità dell’installatore.

Per parte meccanica intendo serrature, porte, finestre, blindature, casseforti, eventuali caveau (che se pensati in fase di costruzione dell’immobile hanno costi irrilevanti); per elettronico le apparecchiature antifurto e video e, ultima ma non meno importante, l’impresa installatrice.

Scusi, ma una porta blindata è un buon deterrente, non crede?

Sicuramente…. Per l’appartamento al IV piano, dove gli altri possibili ingressi sono improbabili. Ma per una abitazione con ampia facilità di accesso non è certamente la soluzione ottimale, se anche gli altri accessi non sono adeguatamente protetti. Inoltre è importante capire che il forzare una blindatura è legato al tempo a disposizione ed alla possibilità di fare rumore. Una inferriata, pur robusta, può essere divelta anche con un normale cric d’auto.

Allora la blindatura non vale nulla?

Non ho detto questo, ho detto che la blindatura protegge le persone presenti nella casa da una rapida intrusione. Ma quando a casa non c’è nessuno che si possa accorgere di quello che accade, la blindatura prima o poi cede. Da qui si evince che la blindatura risolve solo una parte specifica del problema.

Ma in genere i ladri vengono quando non c’è nessuno

I tempi sono cambiati. E anche i malviventi sono cambiati. Una volta il sistema di allarme era costituito da sensori che facevano scattare una sirena e, i più sofisticati, allarmavano le forze dell’ordine. La sirena fungeva da deterrente ed il più delle volte era sufficiente che suonasse per far fuggire il malfattore o i malfattori. Oggi la situazione è completamente cambiata: i delinquenti non si spaventano più della sirena, entrano egualmente e nel poco tempo che hanno a disposizione sono in grado di fare danni. E questo non è ancora il danno maggiore.

Ci spieghi meglio l’ultima frase.

Fino a pochi anni fa il ladro cercava di evitare possibili aggressioni, anche perché con “furto con scasso” rischiava una pena inferiore rispetto ad “aggressione e rapina”. Oggi invece ti minacciano e ti menano, non hanno paura di nulla… e non dico altro. Ritengo solo che sia necessario un livello di tutela superiore.

Ma allora cosa si deve fare?

Affidarsi all’esperienza del professionista della sicurezza. Solo chi quotidianamente svolge la sua attività installando sistemi di sicurezza conosce i metodi usati dalla criminalità per eluderli. E solo chi ha esperienza e professionalità può star sempre un passo avanti. Farò di più, racconterò un’esperienza vissuta con nostri clienti. Si parla di effrazione: tempo reale dal segnale di allarme alla fuga dei malviventi per timore dell’intervento delle forze dell’ordine centoventisette secondi. In questo breve tempo i ladri sono entrati, hanno scoperto immediatamente dov’era la cassaforte, hanno cercato di sfondarla e poi sono stati costretti a fuggire. Un prezioso bracciale della figlia del cliente era ed è rimasto sul comodino. Analisi: la cassaforte di buona qualità (una cassaforte a muro vera, non quelle di lamiera saldata) ha resistito. Risultato: i malviventi sono strati distratti dal presunto grande bottino e non hanno avuto occhi per le altre cose. Sicuramente il cliente si è trovato la porta della cassaforte ammaccata ed una parete da ritoccare, ben poco visto che non ha perso nulla.

Vuole dire che chi commette questi tipi di reato è un allocco?

Assolutamente no. Anzi, è molto importante, nella fase di progettazione di un impianto, cercare di ragionare come chi commette il reato: solo in questo modo si possono anticipare le mosse e trovare le soluzioni più sicure. Bisogna uscire dagli schemi standard e realizzare impianti che diano la massima sicurezza possibile. Le statistiche dicono che il ladro, per prima cosa, cerca la camera da letto matrimoniale. Nel caso del nostro cliente, l’aver posizionato la cassaforte (di buona fattura, per cui con ampi margini di solidità, non lamiera saldata) in un punto immediatamente visibile, ha impegnato i malviventi per quel tempo sufficiente all’intervento delle forze dell’ordine, rendendo vana l’azione criminosa. Questo è avvenuto perché i materiali usati erano di buona qualità, l’installazione degli stessi era corretta ed adeguata, il servizio di ricezione allarmi efficiente e l’installatore un professionista della sicurezza.

Cosa vuol dire professionista della sicurezza?

Potrò essere più chiaro se mi consentite un altro esempio. Una gioielleria subisce sfondamento di una vetrina realizzata con cristallo anticrimine di classe C, di quelli multistrato. Il segnale di allarme furto non parte perché il sensore audio di rottura vetro (pur essendo un prodotto di qualità) non segnala il tentativo di effrazione. Risultato: i banditi sono fuggiti con il bottino della vetrina. La responsabilità di questo furto è da attribuirsi all’ignoranza, alla non conoscenza dei materiali utilizzati. Il cristallo anticrimine di classe C è uno stratificato intercalato da un velo di PVB, che mantiene la coesione. La banda audio di quello specifico sensore era in grado di percepire esclusivamente le onde sonore sviluppate dalla rottura di un normale vetro ma non in grado di “sentire” le vibrazioni di “crash” del cristallo stratificato.

Vi è differenza tra un impianto installato in una abitazione ed un impianto installato in una azienda?

I concetti basilari sono simili ma le capacità dell’impianto sono differenti. Tutto è calibrato per dimensione. La sicurezza va spiegata. Il singolo non può sapere cose che sono di pertinenza di professionisti. Chi ha in garage una o più “fuoriserie” non può pensare di farsi installare l’impianto antifurto dall’elettricista che gli ha fatto l’impianto elettrico. Non perché questi non sia bravo, ma perché è un professionista nell’installare impianti elettrici. Inoltre si deve pensare che non è la spesa che fa la differenza, ma la logica con cui si progetta l’impianto.

Cosa significa questa risposta?

Sarò schietto. Mi sono trovato sovente in situazioni dove nonostante la elevata posizione occupata dal mio interlocutore (dirigente o alto funzionario) mancava la conoscenza della realtà. 

Si spieghi meglio.

Come nell’esempio del vetro, non basta installare materiali di prima qualità, scelti leggendo le istruzioni, i materiali devono essere testati e conosciuti per le loro caratteristiche di impiego reale. Anche per le persone è la stessa cosa: non sempre chi occupa posizioni di rilievo nel campo della sicurezza ha la preparazione necessaria. Occupare una carica non sempre è sinonimo di conoscenza. Taluni pensano che l’occupare quella posizione li renda depositari dello scibile umano. E qui sorgono i problemi. 

Ma questo significa che ci troviamo di fronte ad una “non preparazione” generale.

Non sempre e a volte non per scarsa applicazione: il mercato e l’innovazione tecnologica in continua evoluzione implicano, sia per l’installatore e sia per il responsabile sicurezza, una “perdita di tempo” per l’aggiornamento. Inoltre è fondamentale avere una visione delle dinamiche dei furti (e di come sono avvenuti) o del delinquere e, per questo, è necessario un diretto rapporto con la parte “Sopralluoghi e scientifica” delle forze dell’ordine. Cosa che può avere solo chi quotidianamente lavora con loro, dando supporto tecnologico e peritale.

Sono un po’ “spiazzato”. Credevo di fare un’intervista sulla possibilità di installare un sistema di allarme e Lei mi sta dando una visione della cosa più legata a storie di “intelligence”.

Allora Lei capisce perché anch’io spesso mi domando come si fa a riconoscere un professionista….

Sia più chiaro, per cortesia.

Voglio toccare solo un argomento: il furto. Tutto il mondo della sicurezza è troppo ampio per affrontarlo in una sola volta; se vuole ne parleremo in un altro momento.

Dunque, il furto: si deve stabilire in primis il reale rischio del cliente. Per esempio è cosa comune trovare in uno studio notarile opere d’arte di pregio (quasi a denotare il valore dello studio stesso). Si può anche presumere che un professionista del crimine sia preparato ed aggiornato sulle tecniche di elusione dei sistemi di sicurezza. Ciò, fino a poco tempo fa, era competenza esclusiva dei servizi di sicurezza statali. Oggi, dalla caduta del muro di Berlino e con la fine della “guerra fredda”, sono disponibili in quantità sul mercato della delinquenza macchine e tecnologie create per il disturbo di trasmissioni, di sensori via radio, per disturbatori GSM e molte altre apparecchiature che per ovvi motivi non spiego. Capisce che qui si tratta di conoscere approfonditamente due mondi simili ma contrapposti: la protezione e l’elusione. E questo non è un normale modo di formazione professionale, ma richiede conoscenze specifiche non proprio all’ordine del giorno.

Scusi, ma lei, se mi può rispondere, come fa a conoscere questi mondi?

Una divisione della De Fecondo sviluppa sistemi ad uso esclusivo dell’”intelligence”. Per noi è fondamentale la conoscenza di tutti gli aspetti di questi due mondi.

Ma, secondo Lei, è più difficile proteggere o eludere?

Sicuramente proteggere.

Può farci capire di più?

Rispondere a questa domanda è difficile perché è commisurata al reale bisogno di protezione (se hai un Tiziano in casa devi proteggere il quadro, la casa e la famiglia). Questo implica una serie di misure differenziate e correlate fra di loro che vanno affrontate con cognizione di causa e con adeguata preparazione (anche scientifica).

Mi vengono due domande. Cosa intende per protezione del quadro e cosa intende per “scientifica”?

L’opera d’arte deve essere “documentata” e protetta. La diatriba sul ritrovamento dell’ “Urlo” di Munch, una delle opere d’arte in assoluto più famosa e costosa al mondo, è nata sull’originalità del quadro ritrovato. La persona a cui è stato attribuito il furto si difende asserendo che il dipinto ritrovato è una copia, perciò sarà un magistrato a stabilirne l’eventuale proprietà, dopo aver esaminato tutte le perizie in gioco. E’ chiaro che su opere di questo valore le parti in gioco si affronteranno in una autentica “arena”. E non è sempre riscontrabile la veridicità dell’una o dell’altra parte. Si ricorda di quella perizia di quel esperto di arte, professore universitario, che autenticò delle sculture ritrovate in un canale a Livorno come opere di un nostro grande artista (Amedeo Modigliani) e in seguito si scoprì che trattava una beffa studentesca?
Tecnologia ed intelligence devono andare di pari passo, la tecnologia di per se, senza l’intelligence è utile come quel sensore di rottura del vetro.
L’aspetto principale è il poter documentare a livello forense la reale proprietà dell’opera e questo si può ottenere applicando particolari sistemi di riconoscimento visibili ed occulti.
In questo è fondamentale anche il ruolo delle compagnie assicurative. Nel tempo le opere rubate vengono ritrovate ed il poter stabilire la proprietà in modo inequivocabile (forense) diventa un grande vantaggio per l’assicurazione.
Il risultato a cui si deve tendere è che l’insieme delle protezioni attuate deve rendere poco appetibile il furto in se stesso grazie alle difficoltà immediate e successive a cui i criminale andrà incontro.

Ma non mi ha spiegato che cosa vuole dire con preparazione scientifica.

Per preparazione scientifica intendo la conoscenza del concetto fisico e a volte chimico su cui si basa la tecnologia utilizzata.
E’ quanto è mancato nell’installazione del sensore di rottura vetro.
Spesso è l’atteggiamento mentale delle persone il limite maggiore.

Mi pare che finora le sia venuto più facile parlare di atteggiamenti, persone e metodologie che di un impianto.

Ha ragione ma questo è il punto di partenza per la realizzazione di un “buon impianto di sicurezza”. Un mio professore di elettrotecnica una volta mi disse che per costruire una casa si deve partire dalle fondamenta. Aveva ragione.

Grazie, ma la avverto che sicuramente ci rivedremo, poiché la curiosità è grande e necessità di risposte.

Intervista rilasciata al periodico IL MASSIMILIANO Aprile-Giugno 2007

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